In venti secoli l’uomo non ha esaurito la ricchezza del termine autosoddisfazione, espressione cosi vasta da inglobare la società moderna e così personale da comprendere tutti gli esseri umani incluso me. Anche se la salute va bene, non voglio annoiare gli altri con le mie storie personali, questo non li riguarda né d’altronde li interessa veramente; comunque non possono aiutarmi.
Confidandomi con Dio non posso sottrarmi con risposte evasive, ma dire veramente i problemi che mi attanagliano sul piano sociale e soprattutto del mio essere intimo. Dio che mi interpella non si lascia ingannare.

Quando qualcuno chiede “come stai?” la risposta immediata è sempre “bene grazie”. Solita formula banale alla quale si risponde soventi in modo altrettanto banale.

La vita di ciascuno di noi si ripartisce fra obblighi e divertimenti che variano secondo gli ambienti, le attitudini ed i gusti di ciascuno.

La ricerca dell’autosoddisfazione si può distinguere nel vivere per se stessi e nel vivere la propria vita. Considerando l’autosoddisfazione come un bene personale, un capitale che si intende spendere a proprio gradimento senza che questo riguardi nessuno.

Facendo il punto di questa vita onestamente mi domando: questa vita mi ha portato tutto ciò che mi aspettavo da essa?

La ricerca dell’autosoddisfazione è stata supportata da una grande voglia di leggere dei libri che mi hanno aiutato a risolvere i problemi sociali e professionali, altrimenti le conseguenze negative subite, mi avrebbero condotto al disastro.

Il Dio della Bibbia è infinitamente buono ed assolutamente giusto. La Sua giustizia è inflessibile e non ammette alcuna eccezione. La Sua bontà è superiore all’idea che mi ero fatta finora. Mi ha dato l’aria che respiro, il sole che riscalda il mio corpo ed illumina il mio percorso.

La creazione è un immenso libro dove si impara a rispettare, a ringraziare, la potenza di Dio che regola i cicli della natura. Ma noi che usufruiamo senza intenzioni i benefici del Creatore spesso dimentichiamo di ringraziarLo.

Sperimentare personalmente l’autosoddisfazione e la più grande scoperta che un uomo possa fare. Ma aver coscienza dell’autosoddisfazione personale e rifiutarla è il più grande peccato che l’uomo possa commettere.

Siamo in grado di distinguere l’autosoddisfazione dallo sfruttamento?

L’autosoddisfazione senza autorità amorevole e benefica può trasformarsi in sfruttamento dell’uomo per opera dell’uomo.

La storia lo conferma lo sfruttato di ieri diventa lo sfruttatore di oggi, la ruota gira, solo una cosa non cambia: l’autosoddisfazione del cuore umano, sotto tutti i regimi politici e tutte le forme di società, rimane tristemente simile a se stesso.

In realtà l’uomo, ne sia cosciente o no, è sempre uno sfruttato. L’essere malvagio lo maneggia per meglio istigarlo al suo fine ultimo: trascinarlo con sé alla perdizione.

Conosce bene i movimenti che lo fanno agire: l’orgoglio e la concupiscenza.

Un essere soddisfatto in mezzo a gente scontenta, coscienzioso in mezzo a gente disonesta, serio tra persone immorali, è simile ad un proiettore che mette in evidenza i lati più oscuri della natura umana.

Raggi che proiettano sulla nostra società e su ognuno di noi mettendo in evidenza il nostro orgoglio, l’egoismo, la durezza, l’ipocrisia che ci caratterizza.

Noi siamo capaci di apprezzare i contrasti, ma per questo ci occorrono dei riferimenti. Il male viene definito in rapporto al bene, la menzogna in rapporto alla verità, l’odio in rapporto all’amore.

Sentirsi autosoddisfatto è un compito arduo, perché attira il risentimento è l’animosità di coloro che si sentono giudicati.

È per questo che l’autosoddisfazione, deve essere necessariamente supportata dall’amore, perché l’amore attira, e contemporaneamente deve essere accompagnata dalla verità, dall’umiltà, dalla dolcezza, dalla pazienza, dalla sincerità e dalla generosità.

(Giuseppe Milazzo)